IL BIANCO poesia del tempo

Tino Aime

Il bianco come luogo dell’anima e dimensione spirituale di ricerca, tra le meraviglie della montagna povera rivisitate dalla inconfondibile pronuncia poetica di Tino Aime.
Opere immerse nella dimensione più intima di una contemplazione rivelatrice, che ricorda da vicino la poetica montaliana dei “Limoni“, lontano dai “poeti laureati” che si muovono soltanto tra le piante dai nomi poco usati. Nell’appartata geografia di Aime, che non sa staccarsi da terra, davvero tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza, ed è il nitore terso del bianco, la tregua del cielo – come scrive Giorgio Cattaneo nella presentazione del catalogo – che svela la bianca verità, l’assorto fermento del silenzio. Aime decifra anche l’ultimo frullo d’ali tra le siepi, nel vasto grembo del tramonto, attraverso una pittura nutrita di evocazioni e alimentata da una profonda dedizione, poetica e civile, condivisa con scrittori come Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern.
Bianca è la strada medicata da memorie care, intraviste da finestre bianche come l’anima del mondo nell’attimo segreto che precede lo sfacelo. Finestre che Tino Aime custodisce, per tutti, al riparo dalla bufera: Bianca è la luce, nitida e tersa oltre il peso sfinito di perduti passi. Bianco su bianco, fin dove si nasconde l’infinito. Sul bianco germoglia la barba grigia del gelo; il bianco non è una tovaglia di facili incanti. Da sempre il bianco cresce pensieri lunghi; e raramente nevica parole, bianche anche quelle, rarefatte come verità non dette, riparate, protette dal ritegno reticente di una pace silenziosa, una pietà di neve che si posa leggera sulle cose. Poesia del tempo, Tino Aime.


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Credits: P. Scavo (Archivio Tino Aime)