Augusto Cantamessa – Fotografie

Augusto Cantamessa

La foto a colori avrebbe dovuto surclassare quella in bianco-nero, ma non è stato cosi. Più siamo frastornati da imperativi policromi, più sentiamo la necessità di contemplare il bianco e il nero.

Augusto Cantamessa è uno di questi contemplatori attenti alla luce, sensibile all’ombra sia in una natura all’apparenza silente, sia in un interno che all’aria aperta, col movimento del vento e col ritmo della giornata e della stagione.
“Il quartino all’osteria”, in questi vetri in controluce, nei riverberi, nella luce trasversale della finestra, suggestiona: è un brano classico, un pezzo di bravura e di purezza, e fa da contrappunto alle originali “bottiglie di plastica di Pilù” variamente compresse ed “addentate”. La ringhiera di una vecchia casa torinese, calda di romanticismo, è quasi muta di fronte ai grandi occhi vuoti di un’Alfa Romeo in fase di montaggio, fredda e scarna. Poi la poesia del primo piano ti coinvolge in verticalità sul filo del gambo spinato di una rosa, della mela di Newton, della lampadina di Edison… L’orizzonte basso, il cielo infinito, gli alberi nudi e filiformi, oppure il mondo silenzioso ed eloquente di una distesa di neve, da cui emerge verticale la smilza pianticella, ti seduce. Ancora l’orizzonte per una ironica autostrada col profilo stagliato di …tre mucche: paesaggi dosati, valori tonali. La scena si desta con i giochi dei ragazzi sulla neve, colti dall’alto tra il reticolato dei fili del tram. Il movimento si fa musicale con quelle “vele bianche” sulla spiaggia e la suora con la bambina della colonia a mirare l’orizzonte; o quei tendaggi che ondeggiano nella loro verticalità mossa sulla facciata di un palazzo da “lavori in corso”… La ricerca si spinge per esaltare il taglio diagonale del bucato steso tra i pali verticali conficcati nell’acqua della laguna; coglie un gruppo di marinai americani a Genova; si ferma per segnare il gioco radente di gambe, piedi e scarpe su un marciapiede di New York. Ancora primi piani con ombrello per creare momenti di nostalgia al porto di Genova: è il momento del distacco. Il fumo della nave si alza. Ancora due momenti contemplativi in interni con quel grande portale di basilica romana, il fascino di un drappeggio, la minuscola bambina che innalza lo sguardo verso l’alto con stupore, il medesimo stupore del bambino alla visione del legno di un’Addolorata. Un qualcosa di mistico e di ingenua attrazione.

Questo ho visto nelle fotografie di Cantamessa, ma di certo so che voi vedrete ancora altro, vi soffermerete su altri particolari, vi sentirete attratti dal suo bianco-nero e, magia, troverete tutta la gamma dei sentimenti.

Mario Marchiando Pacchiola


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Credits: Augusto Cantamessa