Breve sogno… senza inizio… senza fine

Kurt Mair

Le opere di Kurt Mair si susseguono come strofe di un poema che come tema centrale ha la donna e il suo mondo: ora materiale e concreto, ora onirico e giocoso. Frammenti di vite, ognuna raffigurata nella propria corazza interiore fatta di nudità fisica e spirituale.
Non amazzoni protette da pesanti armature ma leggiadri personaggi che si librano nell’aria come mormorii e frasi appena accennate, partiture musicali per strumenti a corda di ancestrale memoria… Il gruppo di figure si staglia su uno sfondo che pare assorbire tutte le sfumature del tempo… se mai al tempo si possa associare una tinta… unendo in un saldo abbraccio quello che il passato ha tramandato e quello che il futuro ha ancora da dare…. Visi di donna… ci osservano intensamente per essere sicuri di aver la nostra più totale attenzione. Altri volti femminili ci scrutano. Una piccola folla. Dai profili classici. Occhi antichi, riflessivi, dagli sguardi enigmatici. Accudiscono segreti e conoscono il tragitto per esplorare terre non ancora conosciute, perennemente in bilico tra antico e moderno… tra moderno e antico. Ti osservano distaccati… sospesi… persi nell’immensità della mente…. lontani dal desiderio… ad indugiare sulla propria sacra ma vulnerabile essenzialità.
Per Kurt Mair la donna è un mistero. Un enigma fecondo e felice. Essa ci appare in tutta la sua magnificenza… a raffigurare il senso della vita… a rappresentare se stessa. Kurt ne marca l’incedere disegnandola nella incondizionata perfezione estetica del suo aspetto fisico ma non sempre nella sua interezza.
Egli ci suggerisce una riflessione, un percorso mentale. Un saper riconoscere, e per contro accettare, come la carnalità e la spiritualità siano insite in noi come le due limpide facce di una stessa unica medaglia. Due di uno. L’una indispensabile all’altra. Non si possono scindere senza causare dolore e distruggere una parte fondamentale di noi.

Marcello Salvati


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Credits: Archivio Kurt Mair