Saccomandi Sergio

Sergio Saccomandi nasce a Torino nel 1946, diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti è allievo di Paulucci e Calandri.
Già titolare della Cattedra Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Torino, oggi vive e lavora nel Canavese ai colli di Barbania.
Incisore, pittore e scenografo ha dato inizio alla propria attività incisoria operando prevalentemente con le tecniche dell’acquaforte, acquatinta, puntasecca e ceramolle.
Dal 1968 ha allestito oltre 60 mostre personali e partecipato a collettive in Italia e all’estero. Ha presenziato inoltre in numerose manifestazioni nazionali e internazionali tra le quali si cita la 5a Biennale Internazionale d’Arte Grafica Fuoco presso Francavilla al Mare (CH) e Sant Carles De La Ràpita nel 2008, la 3a Triennale Internazionale d’incisione Gianni Demo.
Tra i numerosi riconoscimenti e premi conseguiti, si ricordano il 2° premio Europeo dell’Accademia Tadini a Lovere, il Premio Città di Chieri (TO) 2008, Slesia (PL) e Varsavia (PL) 2009.


Tra memoria e realtà
Mario Marchiando Pacchiola

Testimonianza del naufragio della volontà di vivere: a questo può portare una prima occhiata all’opera di Sergio Saccomandi. Eppure in questa atmosfera sospesa c’è molto di più: c’è una speranza nella dura ricerca di “ragioni definitive” che rompano la monotonia dei giorni, tutti uguali, uno dietro l’altro.
Come in colui che cerca la luce e non vuole ricadere nel vuoto, si affollano nella mente dell’uomo Saccomandi continui brani di memoria, citazioni oggettive e vitali che vanno a posarsi sullo scenario della sua opera ormai scolorito e velato dalle intemperie.
Ma la forza di questi oggetti nel loro dramma metafisico sta proprio in questo: nell’essere presenti e testimoni di una ricerca che vuole andare oltre il tempo, e sfidarlo, nel confidare eternamente in quel Godot che mai non arriva.
E qui si innesta l’altro importante aspetto dell’opera di Saccomandi, cioè la sua attività di scenografo, di attore, di regista teatrale che certamente ne influenzano la poetica e la struttura scenografica dell’opera, impeccabile nella distribuzione e definizione degli oggetti e “scenotecnicamente” perfetta nelle sue scansioni architetturali. […]
La grafia puntuale ed estrosa e l’armonia chiaroscurale dell’acquaforte di Saccomandi sono preziosi appunti della nostra vicenda, su fogli che sono un omaggio e uno stimolo alla sopravvivenza dell’uomo e delle sue cose.


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Credits: Archivio Sergio Saccomandi