Identità liquide

Marco Lampis


Identità liquide di Marco Lampis

26 novembre – 24 dicembre 2022
Inaugurazione sabato 26 novembre h.17

Esposizione personale di Marco Lampis che presenta un ciclo inedito di 25 opere in acrilico e acquerello, in cui indaga e rappresenta i rapporti umani quotidiani, portando alla luce le contraddizioni e i contrasti della società contemporanea.
Attraverso distese acquerellate e orizzonti desertici, evoca luoghi irreali dalle atmosfere fluide, silenziose e solitarie, in cui la presenza dell’uomo diventa quasi fantasmatica e le relazioni interpersonali si affievoliscono fino a liquefarsi.

Proprio in nome dell’ambivalenza e incoerenza della società liquida teorizzata dal noto sociologo Zygmut Bauman, l’artista crea personaggi dettagliati e iperrealistici – quasi fotografici – su pennellate spontanee e incontrollate, evocando una sensazione di scollamento e spaesamento.
Ma le relazioni liquide “perdono acqua” fino ad allagare i confini e a sommergere i protagonisti che stanno a bagno nella propria pozza.

Si tratta di composizioni di persone – uomini, donne, bambini – colte in atteggiamenti comuni e ordinari, ma osservati da punti di vista inaspettati per trovare soluzioni narrative curiose e inattese

Rappresentare quest’energia vitale e questa forza invisibile che regola le relazioni sociali è la sfida più grande di Lampis: una ricerca artistica che è dunque un atto sociale di chi è dentro il proprio tempo e cerca di capirne i fenomeni e le complessità.

Attesa 01, 2022 – Marco Lampis | cm 100×150 | Acrilico su tela

Attesa 02, 2022 – Marco Lampis | cm 100×150 | Acrilico su tela

Testo introduttivo alla mostra
di Francesco Poli

Quello che Marco Lampis raffigura in questo suo ciclo di opere è la visione di una realtà sospesa in una dimensione spaziale e temporale indeterminata, incerta, silenziosa, senza confini definiti; senza valenze drammatiche ma melanconica e vuota di tensioni vitali.
È una “terra desolata” fatta di distese desertiche o liquide, resa attraverso larghe stesure minimali trasparenti di colore acquerellato con chiare tonalità sabbiose o azzurre, che lasciano intravvedere il bianco della tela.

Questi scenari sono abitati da donne e uomini che sembrano direttamente estrapolati dal contesto della quotidianità urbana e che qui, completamente spaesati, hanno perso i normali riferimenti e sono ridotti a presenze quasi fantasmatiche, figure dipinte in modo preciso e realistico ma in bianco-nero e quasi al limite della bidimensionalità delle silhouette.
Gli individui sono da soli, in coppia, in piccoli gruppi; alcuni sono seduti altri in piedi, fermi o che camminano; altri ancora stanno osservando insieme qualcosa all’orizzonte che per noi è invisibile.

I suoi dipinti hanno anche un significato più generale, come immagini metaforiche della condizione alienante dell’esistenza collettiva nell’attuale situazione del mondo.
Per alludere alla fluttuante e “liquida” società contemporanea (ispirandosi anche al sociologo Bauman) il pittore ha rappresentato, in vari casi, i personaggi con i piedi e le gambe immerse in una superficie di acqua, cosa che aggiunge delle valenze bizzarramente immaginifiche alle composizioni.

Ma se da un lato Lampis non nasconde la sua disillusione, anche con figure emblematiche come quella di un uomo esausto addormentato in modo scomposto su una poltrona (posata su un fondo sgocciolante), dall’altro lato apre uno spiraglio ottimista per esempio con la scena in cui si vedono tre giovani seduti di spalle su una panchina che guardano verso un orizzonte più chiaro.

Per approfondire il lavoro dell’artista dal 2019 ad oggi, invitiamo a leggere l’articolo EXTRA Sentimenti umani, troppo umani (cliccare qui).