Avvanzino Beppe

Beppe Avvanzino nasce a Casale Monferrato nel 1936; nel periodo bellico sfolla con la famiglia a Montiglio d’Asti per giungere a Torino nel dopoguerra.
Lavora con entusiasmo nelle “boite” di borgo Vanchiglia dedicandosi al legno ed in particolare all’intarsio.
Frequenta l’istituto San Carlo dove raffina il segno grafico, in seguito la scuola del nudo di Filippo Scroppo e lo studio di Guido Bertello per l’acquerello.
Comincia ad esporre in collettive dal 1963; solo nel 1981 allestisce la prima personale al Piemonte Artistico Culturale, del quale é socio fondatore.
Vive e lavora a Torino .


Suggestioni di Provenza
Matteo Fioravanti

È senza dubbio impossibile riuscire con le parole a far provare il turbinio di emozioni che suscitano queste opere, come è anche impossibile semplicemente osservarle, non si può infatti essere spettatori, ma protagonisti; sono oceani di emozioni che vanno vissuti sulla pelle. Occorre abbandonarsi ad esse, ben presto ci si sentirà nel bel mezzo di una tempesta, una tempesta di colori, luci, profumi, suoni che si muovo intorno a noi in una danza, ora lenta e pacata, ora sfrenata e passionale. Vivide impressioni di Provenza, una Provenza vissuta intimamente, cogliendo la sua vera anima: un mondo dove tutto è vita e movimento, dove le lavande e i papaveri pettinati dal vento, si smaterializzano e ballano come giovani gitane nei loro variopinti abiti da festa sul ritmo di una danza di colore intriso di luce, avvolgendo e trascinando tutto con sé. È proprio la luce l’assoluta protagonista, che penetrando e plasmando il colore, vivifica tutto e come un sapiente compositore, coordina le diverse tonalità in una perfetta sinfonia cromatica. Il pennello ora diviene scalpello e scolpisce la materia pittorica tramutando le masse colorate in vigorose forme scultoree, ora diviene delicato ago e le ricama come in un delicato arazzo di Fiandra. È la materia stessa ad entrare in questi quadri con gran forza, ma è soprattutto una natura filtrata dall’occhio del pittore, che nella spontaneità e nell’apparente casualità dell’elemento naturale, riesce a ricomporre immagini caleidoscopiche, ritrovando in esse unità compositiva, equilibri e contrasti cromatici.
Questa Provenza è però soprattutto specchio delle sensazioni dell’artista, i fiori e i loro colori sono la sua lingua e i suoi gesti che si muovono e si piegano al vento della sua mente, questi non sono quindi paesaggi, ma veri e propri ritratti di una natura in cui ogni elemento respira, palpita, freme, prende vita sotto l’alchilico tocco di Beppe Avvanzino.


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