La lenta nevicata dei giorni

Tino Aime

Tino presidia I’attesa
sull’isola, armato di colli e coltelli, vetro e ferro al tepore
del vino, polvere lieve di cantina.

Com’è l’oceano oggi?
Ha un sapore gelato di brina

magri fantasmi tra le case,
bulimia di istanti, estasi
di cose

Tino sorveglia universi
sfiniti, dissolve
uragani, scioglie in luce
il tempo dell’addio: guerra segreta
di cortecce, tronchi, neri filari ultimi
infreddoliti e soli […]

Giorgio Cattaneo


Accanto alle incisioni dove la montagna si ferma per un momento, incantata a guardare la neve, ecco le nuove sculture che colpiscono per l’alto livello e la freschezza.
Prima di tutto i materiali: legno e bronzo. Il legno caldo nelle forme e nei colori è natura, è montagna è cornice, è porta, finestra, casa, riparo. È il pieno. Il bronzo nobilita le forme, è scultura per eccellenza. Raccoglie la luce su di sé. Insieme legno e metallo creano l’equilibrio. Caldo-freddo, ombra e luce: l’equilibrio degli opposti.
Ma quello che più colpisce è il vuoto che lo scultore ha saputo creare attorno ai soggetti principali: il vuoto assoluto, cornice squisita e spazio dove passa la luce, dove passa l’infinito.
Infine i soggetti. Di fronte a queste sculture la ricerca di Tino, iniziata con incisioni e quadri, trova naturalmente la sua sublimazione: gli alberi hanno rami sottili e appuntiti eppure mantengono una delicata sensualità. Le venature dei legni rimandano a certe trame complesse che tanto ama l’incisore, ma parlano un linguaggio diverso, più completo. Le sagome dei legni richiamano le forme di oggetti antichi che raccontano una storia di montagna e di gesti quotidiani, di gente abituata alla semplicità e al silenzio. E soprattutto questi merli paffuti, quasi sempre presenti. Il loro atteggiamento curioso, rispettoso, quasi timido, non possono che essere un autoritratto. È l’artista che sta un po’ in disparte, a osservare il mondo e il passare delle stagioni. Ci mostra le cose della natura, le più belle, che magari ci sono sfuggite: il suo mondo fatto di cose semplici ed eterne.

Chen Li


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Credits: P. Scavo (Archivio Tino Aime)