Il monotipo, dal greco “unica impronta”, è una tecnica non incisoria risalente al XVII secolo, per invenzione di Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto (1609-1655).
La stampa avviene tramite il trasferimento di un disegno da una lastra inchiostrata su di un foglio di carta, grazie all’uso di un torchio calcografico.
Come dice il termine stesso, ogni opera è unica poiché la stampa è tirata in un solo esemplare.
Grazie alla disponibilità di Lorenza Salamon, presidente della Fondazione Federica Galli, abbiamo avuto la possibilità di assistere a una giornata di stampa insieme all’artista Giorgia Oldano, di cui vi riportiamo qui di seguito alcune suggestioni.
I.
Lo sfondo è realizzato inchiostrando l’intera matrice di plexiglass per mezzo di un rullo e sovrapponendo alla superficie i materiali scelti per la composizione (foglie, stoffa, tessuto, ecc).
Tale procedimento prende il nome di “tecnica diretta” poiché si interviene direttamente sulla matrice come se fosse tela vergine.
II.
La lastra viene appoggiata sul torchio calcografico e attraverso la pressione del cilindro l’immagine del proprio manufatto viene impressa sul foglio di carta, restituendo l’opera speculare rispetto alla matrice.
III.
L’immagine che ne deriva viene solitamente utilizzata come sfondo su cui creare la composizione. I soggetti che completano l’opera sono inchiostrati, sovrapposti e impressi sulla carta uno per volta, con molteplici passaggi sempre attraverso il torchio calcografico.
IV.
Per creare zone di vuoto in fase di stampa, si inchiostra la matrice e tramite stracci, spatole e pennelli si asporta la materia in eccesso laddove interessa ottenere i punti luce.
Tale procedimento prende il nome di “tecnica indiretta” poiché la composizione è ottenuta attraverso un processo di sottrazione.
V.
La matrice così preparata viene sovrapposta al foglio di carta e impressa attraverso un ulteriore passaggio nel torchio calcografico.