Intervista Yann Arthus Bertrand

Istantanea del presente

Intervista a Yann Arthus Bertrand in visita alla Galleria Losano in occasione dell’esposizione La Terra Vista dal Cielo.
Ottobre 2022

Essere fotografo è una responsabilità, di cosa ti senti responsabile?
Oggi mi sento più giornalista, attivista che fotografo: direi che militante sia la parola giusta per descrivermi. Il mio obiettivo, ora come ora, è risvegliare le coscienze e per questa ragione il mio lavoro è più di tipo sociale.

Durante il tuo lavoro ti lasci guidare dal caso oppure ogni viaggio è meticolosamente organizzato?Non ho mai avuto un’equipe fissa, in ogni viaggio mi sono recato sul posto ed ho organizzato i voli con piloti ed elicotteri in loco. Molte fotografie sono nate dal fato, non sapevo mai esattamente dove sarei andato, il più delle volte sono stato consigliato da persone locali incontrate durante le esplorazioni. È proprio quest’attitudine da pioniere e viaggiatore che contraddistingue il mio approccio alla fotografia.

A quale altitudine hai sorvolato la terra?
Dipende dalle situazioni, volare con l’elicottero è molto pericoloso, nella storia ci sono stati tanti incidenti.
In alcune fotografie sono davvero molto vicino ai soggetti che ritraggo [si gira e indica gli scatti della Mongolia], in altre situazioni non abbiamo potuto avvicinarci molto purtroppo.

Sei tornato più volte in uno stesso posto per fotografarlo di nuovo?
No, non sono più ritornato.

Ci sono fotografie che ti penti non essere riuscito a scattare?
Non particolarmente, certe cose ho preferito non andare a vederle quando non avevo con me la macchina fotografica, per evitare rimpianti. Qualche fotografia non sono riuscito a farla, è normale, ma non ho grandi rimorsi: ho la fortuna di poter realizzare ciò che più desidero, sono una sorta di imprenditore, cerco fondi e raccolgo attorno a me i soggetti che credono nelle mie ambizioni e nei miei progetti, compresi gli ultimi film, quando dalla fotografia ho virato verso la regia.

Come concili l’occhio scientifico e artistico nel tuo lavoro?
Preferisco gli occhi dell’amore [sorride].

Come hai archiviato le tue fotografie nel tuo lavoro in analogico e poi in digitale?
Ho iniziato a fotografare negli anni ‘80 del secolo scorso e utilizzavo principalmente pellicole Kodachrome e Fuji. All’epoca, disponevo di molte diapositive che poi ho scansionato nel corso degli anni per conservarne una copia digitalizzata.
Ho custodito poche stampe realizzate in quel periodo poiché molte volte la colorazione della carta virava, prendendo delle tonalità diverse da quanto previsto, i colori di una volta non erano stabili.
Nel 2005, in seguito ad un incidente in elicottero in cui ho distrutto tutta la mia attrezzatura, sono passato al digitale utilizzando esclusivamente attrezzatura Canon.

Le tue fotografie riportano luogo, latitudine e longitudine, ma non la data. Come mai questa scelta?
Non c’è una motivazione precisa. Posso elencare tutte le date delle fotografie qui in Galleria, ad esempio il paesaggio della Mongolia è stato scattato nel 2013, le risaie in Bangladesh nel 2011, l’albero del Madagascar nel 1998, la radura a forma di cuore 1992.

Nel progetto “Legacy” è implicito il tema della tua eredità al mondo. Cosa sarà delle tue fotografie dopo di te?
Quando parlo di eredità penso non soltanto al mio lascito al mondo, ma anche a quello che la mia generazione intende trasmettere alle future generazioni, forse è questo che le immagini rappresentano.
Non ho ancora pensato al futuro delle mie fotografie, al momento non c’è un progetto di archivio.

Quale futuro per la fotografia aerea? Altitude – la prima agenzia di fotografia aerea da te fondata – è ancora attiva?
Le agenzie fotografiche francesi sono state le più grandi al mondo tra gli anni Settanta e Ottanta – si pensi a Magnum, Sigma, ecc. Con l’avvento del digitale l’approccio alla fotografia è cambiato, la tecnologia ha permesso a tutti di scattare fotografie con il proprio cellulare, senza dimenticare che io sono stato uno dei primi a fare foto aeree grazie all’uso di elicotteri e mongolfiere, ora invece con i droni questa possibilità e concessa a chiunque. Altitude? È stata chiusa qualche anno fa.

Cos’è la bellezza per te oggi?
Ho passato la vita a cercare la bellezza del mondo e ho capito che la vita di per sé non ha senso, sono i nostri occhi a conferirlo. Da questo punto di vita, la terra è un’opera d’arte.

Quale auspicio per il futuro?
Oggi c’è bisogno di una rivoluzione, spirituale ancor prima che scientifica, economica o politica. L’unica via d’uscita dalla crisi è quella spirituale.