Varia umanità senza ipocrisia

Augusto Cantamessa

La mostra, nata dalla collaborazione tra la Collezione Civica d’Arte di Palazzo Vittone e la Galleria Losano Associazione Arte e Cultura, è articolata su due sedi per esporre una vasta selezione dell’immenso patrimonio di immagini che il fotografo possiede: uno spaccato di vita sociale, economica e culturale dagli anni del dopoguerra sino ad oggi.
Sarebbe riduttivo tentare una definizione univoca dell’opera di Augusto Cantamessa. Il suo occhio, il suo obiettivo hanno indagato “senza ipocrisia”, che vuol dire senza finzione o simulazione, il mondo che ci circonda fatto di natura all’aria aperta, di spazi urbani configurati nelle architetture del tempo, profili di periferie, guardando il cielo con i piedi per terra, scrutandone l’alba e il tramonto, la luce e le ombre.
Protagonista la terra, si direbbe. Ma la sua è terra abitata dalla gente, anonima a volte, ben individuata spessissimo. La donna, l’uomo, il bambino nelle stagioni della vita, cultori della terra, della tradizione, costituiscono i viaggi antropologici e geografici di Cantamessa. Gente che lavora, passeggia, si diverte, contempla e recita, meglio dire, vive la sua spontaneità in dimensione intima od estroversa.
Un gesto è già di per sé un racconto, uno sguardo lo stato d’animo. Difficile non essere coinvolti da questa capacità narrativa, uno stile che è proprio di Augusto e del suo modo di operare non banale. C’è quindi una grande pulizia tecnica e formale coniugata con la cultura umanistica e scientifica che veicola i suoi discorsi di immagini, concerto visuale giocato su diversi registri. Incisività, nettezza e precisione sono le virtù di Cantamessa nelle sue attentissime esplorazioni, saziate dalla fame di immagini che cresce con la sete di comunicare, registrando il reale che si lascia catturare al sole o tra i vapori delle nebbie, in controluce o nella penombra di un interno o nello splendore puro e semplice dell’aria aperta.
Guardiamo ancora negli occhi quel bambino o quell’anziano orgogliosi di essere fotografati, disponibili a raccontare con lo sguardo e con la pelle l’avvenire o il passato. Guardiamoli, ci restituiscono lo sguardo per “nuovi cieli e nuova terra”.

Mario Marchiano Pacchiola


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Credits: Augusto Cantamessa