Attraversamenti

M. Abbaldo e P. Albertelli

Nella mostra Attraversamenti, che accompagna la 1^ Biennale Città di Pinerolo, è possibile osservare la genealogia delle opere di Abbaldo e Albertelli, dai minuziosi disegni di montagne (Pré de Bar) su carta e foglie d’argento, su cui uno sguardo attento scopre una texture di frasi scritte in stampatello che tracciano un racconto non solo visivo, all’impressione in negativo degli alberi con tecnica mista su tela (La Betulla, Vento), dalle piccole sculture dove figure o alberi in acciaio corten ritagliati con il laser interagiscono con il marmo bianco (In due su marmo, Onde), ai bozzetti che intrecciano elementi vegetali in acciaio con basi di granito, ardesia o bronzo prefigurando opere di grande formato (Landmark I e II, Portale).
La freddezza industriale dell’acciaio è sempre trasfigurata da una grande sensibilità materica che gli scultori mettono in atto con il contributo del caso e degli elementi atmosferici, mediante un elaborato processo di ossidazione naturale che restituisce una sorta di effetto pittorico, protagonista in particolare di alcune opere (Il confine, Monviso, Tempete, Canion Melezes), ma sempre presente nei loro lavori.
L’altra valenza materica ed espressiva delle sculture in acciaio è creata mediante le sbavature controllate che il laser produce ritagliando il metallo, il taglio è perfetto nel disegno ma deve restare imperfetto nella forma, la fusione insieme all’ossidazione personalizzano il materiale generando l’unicità di ogni manufatto che si oppone alla serialità industriale.
La scultura è modellazione della materia, ma anche modellazione della luce, come scrive Pino Mantovani in un bel testo critico del 2017 dedicato ai due artisti: nella scultura “è la luce, la luce naturale semmai sapientemente indirizzata, a rivelare l’immagine (filtrata dalla memoria, spesso dalla fotografia che letteralmente è scrittura di luce, nel concreto dalla tessitura lineare interposte), conferendole uno “spessore” attraverso le ombre proiettate, una consistenza matericamente e cromaticamente diversificata, ma soprattutto innervando un sorprendente dinamismo”.
Questa intenzionalità progettuale nella modulazione delle luci e dei riflessi che offre il metallo, appare evidente soprattutto nelle opere in cui banchi di pesci “baluginanti” come l’argento sembrano guizzare sfuggevoli alla presa dello sguardo (Balugina, Il banco balugina, Attraverso), e in grandi dimensioni diventano cascate o sciami volanti (Above Sea Level). Ma anche qui uno sguardo non superficiale può riconoscere, mescolate alla massa ittica, le figure minuscole e aliene di umani, insetti, altri animali o vegetali, nascosti, mimetizzati nel flusso.
É una sfida allo spettatore, ma anche un richiamo alla condizione originaria di cui abbiamo parlato all’inizio: in ogni frammento si può rappresentare una cosmogonia, che intreccia le forme di vita e le stratificazioni temporali di un paesaggio.

Andrea Balzola


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Credits: N. Dell'Aquila (Archivio Studio C&C), F. Calabrò, D. Doglio